lunedì 18 maggio 2015


A dieci anni dalla morte di don Giussani e dopo l’immensa grazia dell’udienza con Papa Francesco il 7 marzo a Roma, noi amici ri-generati dal carisma del don Gius ci siamo ritrovati a Rimini per gli annuali Esercizi Spirituali.

Siamo stati ancora una volta esortati, come già aveva autorevolmente e amorevolmente fatto Papa Francesco, a rimanere sempre centrati in Cristo e nell’incontro con Lui risorto e presente ora.

Ma non è qui il caso di proporre i contenuti degli Esercizi, che comunque saranno pubblicati, come sempre avviene, piuttosto sento l’urgenza – per quel poco che posso – di descrivere quello che un gesto così ha generato nel mio cuore, come in quello di molti altri amici.

La prima cosa che ti colpisce quando arrivi ai saloni dove si tengono le meditazioni è il silenzio.

All’inizio di questa Quaresima, il nostro Cardinale ci ha ricordato tre silenzi da coltivare durante la celebrazione della S. Messa: all’inizio (22 febbraio), dopo l’omelia (1° marzo) e dopo la comunione (8 marzo). Diceva tra l’altro: “Il silenzio esteriore è assenza di parole scambiate, ma anche di azioni inutili. […]. Al silenzio esteriore deve accompagnarsi il silenzio interiore, cioè un animo che si raccoglie, che si pacifica, che si orienta all’incontro con Dio e con i fratelli […]

Ecco: il tragitto verso i saloni colpisce per l’intensità e per la pienezza del silenzio fatta da decine di migliaia di persone che si muovono insieme, tutte prese – ciascuno dentro le sue debolezze – dall’attesa certa di qualcosa di grande che sta per accadere.

E’ spettacolare camminare con gli altri sentendo tutti i rumori esterni come se non ci fosse nessuno per strada. E’ un miracolo che solo Cristo può generare.

Il secondo momento di grande bellezza è la musica.

Nel silenzio delle voci, mentre si entra e ci si siede, gli occhi e le orecchie sono catturati dalle immagini di grandi pittori e adalla musica di grandi compositori, che aiutano a disperdere i pensieri inutili e concentrarsi su Colui che ci aspetta.

Non serve essere critici d’arte per apprezzarlo: basta – come me – avere gli occhi e le orecchie.

Poi vengono i canti del meraviglioso coro, curati nei minimi dettagli, e la preghiera della Liturgia delle Ore. E’ uno stupore vedere come anche nei particolari che sembrano insignificanti tutti seguono le indicazioni dei capicoro perché la preghiera che scaturisce da ciascuno si possa fondere in un’unica, immensa domanda di tutti a Lui.

Dopo tutto questo arriva la “lezione”, che però sempre è corredata da tante testimonianze, lette o dette, perché quello che noi cerchiamo non sono discorsi,  è una Persona viva e presente, che ti fa vibrare il cuore attraverso quelli che Lui ha già afferrato e che Gli sono testimoni.

E’ una bellezza, e una grande grazia, essere parte di un gesto così, perché al di là di quello che sul momento la tua intelligenza può capire, sei immerso in un popolo che è tutto teso allo stesso fine, alla stessa Persona: a Gesù risorto che è lì per abbracciarti di nuovo con la Sua misericordia infinita e farti ripartire ancora e di nuovo e sempre cambiato, convertito.

Io pertecipo a questo gesto ormai da più di dieci anni, ma quello che mi stupisce sempre è che se uno ci va come me domandando, mendicando a Gesù una risposta, è sempre come se fosse la prima volta, è sempre come se succedesse di nuovo quel primo incontro in cui Lui, che come dice il Papa ci “primerea” sempre, era lì paziente ad aspettarmi dopo una vita che avevo vissuto come se Lui non ci fosse.

Grazie Gesù per questo miracolo, grazie don Gius per questa grazia!

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